Le emergenze e le crisi ci mettono a nudo. Non possiamo più far finta di essere qualcosa di diverso da quello che siamo profondamente. Nel bene e nel male. Assistiamo ad esternazioni di rabbia, aggressività, depressione che si traducono in estremi passaggi all’atto. Assistiamo ad episodi di solidarietà, umanità ed espressione affettiva straordinarie, nel senso di “fuori dal comune”.
La differenza tra questi due modi di essere non è casuale, non è il fato, non è qualcosa che si impossessa di noi ed agisce in automatico. Sicuramente è legata alla nostra storia ma in ogni momento noi scegliamo. Nelle crisi la scelta è ancora più determinante perché indica la direzione che prenderemo dopo la cesura che la crisi appunto rappresenta. Chi siamo, chi scegliamo di essere in questo momento, prepara la strada a chi saremo dopo questa emergenza. In ogni cambiamento, in ogni passaggio, c’è un prima, c’è un durante, c’è un dopo.
In quella che si sta sempre più rilevando non solo una epidemia ma una vera e propria crisi mondiale, sanitaria, economica, sociale, politica, queste fasi acquisiscono ancora più importanza e senso.
La politica sta scegliendo.
Sceglie di “accettare ingenti perdite” di persone (non di soldatini di plastica o di pedoni degli scacchi) per non fermare la produzione, i consumi, l’economia.
Sceglie di non aiutare, di legittimare che il vantaggio economico di un paese vada messo davanti alla sopravvivenza di un altro, facendo finta di non ricordare che, prima, quell’aiuto era stato il primo a riceverlo.
Sceglie di prendere su di sé i pieni poteri e diritti di governo. Per gestire l’emergenza viene detto; per gestirla a modo proprio e a proprio vantaggio, sarebbe più opportuno dire.
Sceglie di estendere i diritti fondamentali a chi ancora non ne gode, con una motivazione molto semplice: le persone non dovrebbero essere private del diritto alla sanità e ai servizi pubblici.
Sceglie di aiutare un altro paese con cui si sente solidale, perché ricorda la storia e non crede che i confini siano limiti all’umanità.
Chi siamo, chi scegliamo di essere, in ogni contesto, ogni momento, ma oggi ancora di più, ci definisce e prepara la strada a chi saremo dopo.
La differenza è abissale. Dobbiamo solo scegliere da che parte stare.
Irene Calzoli