Nessuno di noi nasce con lo scafandro.
Un ragazzo e una ragazza, comodamente seduti a un tavolino, brindano rimanendo chiusi ognuno nel suo scafandro.
In questo disegno di Banksy, realizzato negli anni duemila, è chiaro il riferimento a una realtà di distanza, dove i due esseri umani seduti al tavolino, pur essendo presenti nello stesso spazio fisico, sono totalmente lontani dal condividere una realtà affettiva. Tutti noi ci siamo sentiti così almeno una volta nella vita. Ma cosa succede quando viviamo questa realtà nel rapporto di terapia con i nostri pazienti?
Quante volte, mentre un paziente ci raccontava di sé e delle sue difficoltà, abbiamo improvvisamente avvertito un senso di fastidio, di sonnolenza o ci è venuto in mente cosa fare il giorno seguente? Ecco, in quel momento anche noi abbiamo indossato uno scafandro, proponendo a chi avevamo di fronte, proprio la stessa realtà di assenza che lo ha portato ad ammalarsi.
Ma cosa possiamo fare quando questo accade?
Ignorare tutto e continuare ad indossare lo scafandro come se niente fosse? Ascoltare quella voce dentro di noi che ci dice che, anche questa volta, non siamo stati bravi psicologi? Sicuramente no.
Capire in primis la dimensione umana e affettiva, che si cela dietro le nostre reazioni, ci aiuta a trasformarle in una possibilità di maggiore comprensione di noi stessi e dell’altro. Nessuno di noi nasce con lo scafandro avvitato al collo, quest’ultimo è piuttosto una difesa, qualcosa che indossiamo quando abbiamo paura del rapporto con l’altro e pensiamo di non riuscire a realizzarlo, proprio come accade ai nostri pazienti.
In questo senso, essere psicologo significa non solo aiutare il paziente a togliere il suo scafandro, ma liberarci prima del nostro, per poterci finalmente guardare occhi negli occhi.
Post Scriptum:
Banksy ha realizzato questa immagine nei primi anni duemila , eppure sembra parlare del momento storico che stiamo affrontando oggi, privilegiando già allora l’idea che le nostre problematiche originino da una distanza affettiva piuttosto che materiale. E’ il pensiero dell’artista che, fuori dal tempo, conosce la verità dell’essere umano.
Credit: Banksy