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Si parla da settimane del tema degli anziani e di quanto siano tra le categorie più a rischio per i risvolti pericolosi del Covid-19. Sembra quasi strano pensare che in questa categoria ci siano, ad esempio, persone come Sean Connery e Gigi Proietti.
Questi due attori, all’età di 90 e 80 anni, se ne vanno lasciandoci un’eredità tale da renderli immortali, simboli di una “produttività” che non è quantificabile solo attraverso beni materiali che entrano nelle casse dello stato, ma fatta soprattutto di creatività, impegno, affetto e passione, che hanno saputo parlare alla gente con umanità e partecipazione.
Due esempi di “anziani”, che insieme a tanti altri meno noti e conosciuti, ma non meno amati dai propri cari, rappresentano un patrimonio culturale e umano da custodire e tutelare. Una tutela che passa in primis dal riconoscere l’umanità in chi custodisce il nostro passato, la nostra storia e la nostra memoria e l’importanza di rapporti affettivi in cui ognuno ritrova le proprie radici, alimenta il proprio presente e crea le fondamenta per costruire nuovi percorsi.
Esiste una linea ben definita che distingue protezione e cura da difesa e annullamento, mentre la prima esprime affetto e interesse verso una realtà viva da proteggere da possibili aggressioni esterne, la seconda, figlia della proiezione, vede il nemico ovunque e per paura delle sue aggressioni blocca e immobilizza l’essere umano. La prima vede persone preziose che è vitale proteggere, la seconda “zavorre” sociali ed elementi non più utili alla produttività del paese che possono essere lasciati a casa, quasi cancellati, dimenticati. È la differenza tra il ventre che protegge il feto, riconoscendo la sua preziosità, e la campana di vetro che blocca il bambino, ritenendolo impotente ed incapace.
Tutto dipende dal contenuto con cui riempiamo le nostre scelte: se di indifferenza, materialità, morte o di cura, riconoscimento, vita.

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