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Una notte interminabile.

Un buio prepotentemente costrittivo, immobile, eterno, violento contro la vita, la luce, il rapporto ed il cuore che sanano e realizzano l’uomo.

Un buio cacofonico e disturbante.

Quel barbone maleodorante, quell’ubriacone barcollante che insegue la luna nel pozzo, quel ladro nascosto nell’ombra, quel traditore che colpisce alle spalle, quel bambino che da sempre vuole rientrare nel ventre da cui è nato, quei brandelli di corpo su cui scaricare biologia e veleno siamo noi, sono i nostri “desideri” da sempre e per sempre.

Un buio che si atteggia e recita le buone maniere, i rapporti cordiali ed urbani, la libertà, però condizionata, perché pericolosa ed anarchica, il buon senso di sempre, il pensiero unico, la diversità da temere, tenere lontano e assimilare al conformismo.

Un buio della notte popolato da fantasmi, da streghe, da orchi, da briganti nel fondo di una nera foresta. Da sempre i bambini ci si perdono e svaniscono.

Un buio che confonde, stordisce, addormenta per non far sognare, per strappare dal sogno quella impercettibile luce che viva e silenziosa sussurra di nascita, di desiderio, di speranza.

Con gli occhi chiusi, capovolti, istupiditi, abbagliati dalla lucentezza di una scienza d’ottone, prodiga di palline di vetro per lo stupore e l’ammirazione, riverenti col capo chino si accoglie il verbo, il distillato puro di una sapienza che non comprende, non risponde al vero, ad una conoscenza derivata e creata attraverso una prassi di rapporto e, si indossa, riconoscenti, una ferrea corazza, un saio pietistico che tranquillizza e rassicura cancellando l’angoscia per un’umanità perduta in rapporti infelici ed eternamente deludenti, per l’impossibilità di una storia sviluppata nel rapporto tra i vivi per essere sempre più umani e vivi, per un fare l’amore che svuotandoci del desiderio inesorabilmente si degrada a “bene” e “stima”.

È un sudario che avvolge il morto.

È una corazza temprata, durissima, impenetrabile.

È pensiero astratto lucidissimo.

È onnipotenza divina, spirituale.

È castello, è chiesa, è religione.

Chi osa stare fuori dall’ovile caldo ed accogliente è un eretico da bruciare con ignominia, da cancellare per sempre, da seppellire in terra sconsacrata.

Ma una voce unica, per più di cinquant’anni, si è levata autorevole, determinata, affettiva, rifiutando, nella prassi e nella teoria, questa cultura rinunciataria, pessimistica, immobile, apparente.

Ha parlato perché gli occhi e le orecchie di tutti potessero tornare a vedere e sentire una realtà non materiale viva e soddisfacente, per realizzarsi umani tra gli umani, contraddicendo anni ed anni di “scienza” anaffettiva  e cieca.

Ha parlato di una realtà umana che può essere realizzata soltanto attraverso rapporti umani che soddisfacendo il desiderio permettono lo sviluppo, l’integrazione, la maturazione. Rapporti che fecondano, fanno nascere, fanno crescere.

Ci ha raccontato la verità straordinaria di una vitalità intrauterina che, nel rapporto diretto cute liquido amniotico, attraverso la sessualità, permette la recezione corrispondente delle qualità umane di quel liquido, realizzandone così l’esistenza, base di un vedere e di un sapere affettivo al di là della realtà fisica.

Di un venire al mondo e chiudere violentemente gli occhi, in un annullamento onnipotente del mondo e dell’essere nati, perché aggrediti dalla realtà materiale non umana, dalla luce, che indifferente non corrisponde e non soddisfa.

Di come quel rapporto vissuto prima di nascere, reale e vero, riesca ad opporsi, a mitigare il nulla, il non essere, nella creazione della prima immagine interiore, il mare calmo dell’affetto.

Di uno psichico, di una vita come ritrovamento, nel ricordo e nella traccia mnestica, di quel potersi soddisfare di realtà umane non materiali per svilupparsi e nascere.

Di come questa realizzazione psichica, alla nascita, da possibilità di rapporto diventi speranza e desiderio, come investimento nel mondo di libido ricordo, per cercare un nuovo che, come nell’ambiente intrauterino, permetta di trovare e recepire le qualità umane per la crescita e la trasformazione maturativa dell’affetto.

Di come questa tremula fiammella alla nascita, questo fragile Io, in rapporti libidici validi possa diventare luce certa ed umana per spazzar via il buio, il vuoto, il nero, la morte. La libido e l’istinto di morte.

Di una realtà psichica e libidica alla nascita che fa del bambino un bambino sano che spera, desidera, cresce attraverso i rapporti affettivi.

Di una vita e uno psichismo che derivano da una sessualità vera e materiale di rapporto umano e non da realtà astratte, spirituali come da millenni affermato. Il salto dalla materia allo psichico.

Di rapporti umani affettivi che rispondendo al desiderio, alle esigenze, permettono la crescita sana ed evolutiva dell’essere.

Di come rapporti non validi, non soddisfacenti, indifferenti, annullino e ammalino l’umano obbligandolo ad una difesa distruttiva nell’emergenza dell’istinto di morte che annullando la realtà umana fa precipitare nel nero, nel buio, nella non nascita. Rende morti e capovolgela vita.

Questo sapere vero e coraggioso, per un tempo lunghissimo, è stato soffocato da un mare tempestoso di ostilità, sospetto, aggressione, paura del crollo di mura secolari erette a cattedrali imperiture di un potere sopraffacente, immobile nella difesa di un umano dall’umano atavicamente perverso, bestiale per una civilizzazione acquiescente, remissiva, supina, per il trionfo della materialità non umana, della sperequazione, della disuguaglianza, dell’ingiustizia, del potere di pochi sul mondo, come sempre da sempre.

La voce, la luce, la nascita, il rapporto tra gli uomini per far crescere e realizzare l’umano, la comprensione per costruire e camminare insieme, la sessualità per perdersi insieme e potersi poi ritrovare diversi, cresciuti, trasformati per vivere e pretendere il nuovo erano verità troppo dirompenti, troppo radicalmente trasformative, troppo sconvolgenti e destabilizzanti per un potere antico e disumano.

L’annullamento, l’occultamento, la menzogna, il disprezzo, l’allontanamento, il silenzio, la sistematica censura, l’esilio in patria sono stati gli inutili tentativi per cancellare una nascita, una crescita che caparbiamente e pervicacemente progrediva costante e certa. Luoghi fondamentali per una ricerca dell’uomo sull’uomo, per un rapporto tra uomo e donna possibile, per curare la follia di essere con gli occhi chiusi, anaffettivi, sono stati cancellati, eradicati dalla cartina topografica, dalla storia per un’amnesia preventiva di una conoscenza, di un sapere che era di tutti e per tutti. Via di Villa Massimo chiusa cambiando nottetempo ladronescamente la serratura. Via di Roma Libera non luogo di cura, di prassi di rapporto trasformativo, ma anonima via di passaggio di turisti rumorosi e distratti, all’oscuro di un nuovo che sempre più sicuro e spavaldo camminava nella luce e parlava di un’affettività per cambiare l’uomo e la donna, per far nascere bambini, costruire finalmente una storia degli uomini per gli uomini.

L’Università da luogo di ricerca, di confronti anche serrati per il progresso della scienza e dell’uomo, di coraggio nello sfidare il comodo conosciuto per aprirsi ad un nuovo da esplorare e conoscere, di sfida continua agli dei nel varcare le colonne d’Ercole, è desolatamente diventata trincea oscurantistica nella difesa di un acquisito e certo potere consolatorio.

Guru, manipolatore, imbonitore, non scienza, teoria debole, provocatore i tanti epiteti con cui è stato aprioristicamente definito, additato dai professionisti della “cultura”, della “scienza”, dell’“informazione”.

Bugia, sorrisi sardonici, silenzio violento.

Ma la verità di una nascita, di una sessualità che si poteva finalmente realizzare come reciproco investimento e recettività di affetti non più conflittuali, di una lotta all’ipocrisia, al falso, all’indifferenza, all’istinto di morte che annichilisce e fa morire per la disperazione di un’umanità perduta, inesistente, introvabile, ha fecondato il cuore di sempre più uomini e donne riuscendo a riempire il vuoto del nulla con veri bambini che nascono alla luce, alla speranza di un desiderio che poteva essere esaudito, ad una vita che poteva e doveva essere storia costruttiva dell’uomo e per l’uomo, ad una sessualità dove l’orgasmo non fosse più scarica fisiologica ma parole d’amore sospirate e felicemente accolte, musica e melodie create nel gioco infinito di note sgorgate spontanee da un mare caldo e profondo.

Una sessualità ritrovata, scambiata in rapporti veri che hanno fatto sbocciare affetti preziosi da sempre scordati, perduti nell’abisso del buio, in cimiteri abbandonati nell’oblio di rinsecchiti e spettrali arbusti umidi di fredda pioggia, cadenti, e con la forza della verità, è riuscita a squarciare la coltre plumbea di nubi minacciose ed ha finalmente annunciato l’arrivo di una primavera da troppo attesa e lontana.

I tenui e tremuli raggi di un sole che, annunciando un’aurora gravida di un nuovo giorno, finalmente rischiarano, fermano l’avanzare del buio, resuscitano colori dimenticati, perduti nell’oblio. Colori che sono vita, desideri di profondità calde che accarezzano, trovano corrispondenza che esaudisce, speranza per un diverso plusche riempie e cambia l’esistenza.

La speranza che tutto possa, da lì, essere diverso.

La luce dell’alba lascia arretrare, lascia alle spalle il buio della notte infinita.

Quel che era impossibile, impensabile, quel pensiero di vita, di rapporti d’amore possibili, di trasformazione personale e sociale, improvvisamente è stata riconosciuta dal mondo accademico, accettata nella sua verità scientifica, validata nella teoria e nella ricerca.

La luce finalmente squarcia il buio.

Nonostante il corpo abbia smesso di esistere, il pensiero, la creatività, la storia rimangono, non possono essere cancellati, continuano ad esistere, a parlare, a fecondare, a far nascere.

L’eredità di un pensiero coerente e risoluto, di un impegno costante per l’uomo e la sua realizzazione, di un affetto che è amore corrisposto, conoscenza, sapere dell’uomo sull’uomo, è stata recepita, maneggiata con rispetto e cura dai figli solleciti e premurosi e da allievi da sempre vicini, solidali, sinceri.

Il testimone mantenuto saldo nel nuovo tratto primeggia, distanzia avversari ormai stanchi ed avvizziti.

In questi giorni, all’improvviso, l’annuncio dell’apertura, con l’avallo dell’establishment di un potere decadente, la prima scuola di psicoterapia a nome e nel nome di Massimo Fagioli.

Il suo pensiero finalmente libero continua ad esprimersi e, sdoganato ed assurto a dignità di teoria scientifica, può finalmente allargarsi ad una più vasta platea di allievi, medici, psichiatri, psicologi.

Può diventare sapere che finalmente potrà non solo diagnosticare, certificare, contenere ma diventare strumento affettivo per una cura che permetta di ritrovare quella vita, quella speranza, quei desideri che, non più esistenti e perduti, ammalano e fanno impazzire.

Il cammino da percorrere sarà sicuramente lungo ed impervio. Si incontreranno resistenze radicate e rigide. Si dovranno affrontare ancora lotte, delusioni, incomprensioni, ma la storia di una nascita sana intuita ed integrata in una struttura teorica solidissima, confermata da più di cinquant’anni di ricerca clinica, si potrà imporre in quanto sostanziale verità umana che germoglia, cresce, resiste. Si supereranno i dubbi, le incertezze di un’onnipotente razionalità astratta che come le neuroscienze, soltanto ora, tardivamente e finalmente avvalorano un’intuizione di un sapere creativo, nato ormai da molti anni, da rapporti umani che veri rispondono e cambiano la prospettiva ed il mondo, diventano crescita dell’uomo.

I rapporti umani al di fuori dei laboratori di una scienza aprioristica.

Il pensiero creativo molto più veloce della ragione.

La nuova realtà che stiamo vivendo ci porta ad immaginare scenari di aule universitarie stracolme di studenti interessati e partecipi per un sapere che finalmente parla di sanità, di cura, di trasformazione.

Non più sterili diagnosi, non più razionalità astratta e spirituale che contenga il male assoluto dell’uomo, non più elenchi interminabili di sintomi da sedare, non più effetti confusi con le cause che lasciate nell’oscurità lasciano il manifesto in mano ad un destino crudelmente intrasformabile.

La chimica al posto della sessualità e del rapporto affettivo.

A sognare, ad immaginare una psichiatria, una psicoterapia, una psicologia finalmente nell’interesse per una realtà profonda dell’essere, che trasformi e realizzi l’essere.

È un compito, un desiderio, una fantasia creativa che apre il cuore alla speranza di un nuovo e di un vero che, seppur faticosamente, può essere realizzato.

Benvenuti. Buon inizio.

Buon lavoro.

 

Ricordo, con molto affetto, una fredda mattina di quarantacinque anni fa.

Avvilito ritornavo da un incontro che per me avrebbe dovuto essere molto significativo, nel quale avrei conosciuto il direttore di una delle cliniche psichiatriche universitarie e gli avrei potuto chiedere la possibilità di un tirocinio pre-laurea, desiderando di potermi poi iscrivere alla specializzazione in psichiatria. Era stato un colloquio molto proficuo, al di là delle mie più rosee speranze: il sì al tirocinio e persino la prospettiva di una futura specializzazione.

La realizzazione di tutti i miei desideri.

Inspiegabilmente, con giustificazioni pretestuose, ringraziando per la disponibilità, rifiutai deciso ed andai via.

Stavo appunto ritornando sulla strada verso casa, avvilito ed arrabbiato con me stesso per l’occasione perduta, per il dubbio di aver messo in discussione quello che credevo essere un vero desiderio, da sempre.

Rimuginando pensieri confusi e cupi, mentre guidavo percorrendo strade da sempre praticate, rallentando ad un incrocio, lo sguardo si posò su una targa mai vista prima “Unità esterna di psichiatria”. Deciso fermai l’auto, entrai nel portone, chiesi di parlare con un professore. Non avevo un nome specifico, non ne conoscevo nessuno. Salii, entrai in uno studio, ricordo grande e luminoso. In quel momento incontrai la persona che tanta influenza avrebbe avuto nella mia vita professionale e personale. Colui che è stato in grado di trasformare radicalmente il mio essere, che per primo mi parlò di istinto di morte, di nascita, di affettività, che mi aprì e mi avvicinò allo studio della teoria ed alla pratica dell’analisi collettiva.[1]

Ripensando a quegli accadimenti lontani non posso fare a meno di pensare ad un’intuizione, ad un sapere profondo che, al di là dell’apparenza e della logica, era in grado di percepire le verità preziose, dove cercarle e trovarle.

La magia di un’affettività che, guida e realizza l’essere, si manifestò altrettanto nell’incontrare l’amore della mia vita, che da lunghissimi anni mi accompagna, mi segue, mi appoggia. Ma questa è un’altra storia che, forse, un altro giorno vi racconterò.

L’appagamento di quel desiderio, da sempre vivo, di essere psicoterapeuta, nel ritrovamento di una nascita, di un’affettività come vedere e recepire realtà profonde invisibili non materiali. Non un ruolo, una rigida ripetizione di teorie, ma la realtà vera di un rapporto che soddisfacendo le esigenze permette di ritrovare il vedere, trattenendo prima e facendo sparire poi, la realtà cieca dell’istinto di morte.

Rapporto, cura, trasformazione.

Questo pensiero vero, determinato ha guidato da allora la mia vita personale e professionale.

Nell’attività clinica con tanti pazienti, nell’arco di tanti anni, nelle psicoterapie singole e di gruppo nel mio studio e, per quanto mi è stato possibile, in una a.s.l. romana, in trentacinque anni di lavoro nelle tossicodipendenze. In entrambe le situazioni il ritrovamento di una speranza e di un desiderio di affetti, che non materiali, soddisfano l’umano e permettono la crescita contrapponendosi alla rabbia, all’odio, agli occhi chiusi che annullano, cancellano come difesa da rapporti indifferenti, anaffettivi. La depressione, la castrazione, l’impotenza, la rabbia, la perdita del desiderio possono da questa nascita, da questa realtà libidica, essere contenute e piano piano fatte sparire.

I fantasmi possono svanire ritrovando la luce.

Dodici anni fa, poi, per il desiderio che il pensiero di Massimo Fagioli potesse sempre più diffondersi, non solo nell’ambito psicologico e psicoterapico, ma anche in ogni aspetto della vita, nei diversi contesti sociali, educativi, sanitari, e ovunque sia centrale il rapporto umano, ho radunato un gruppo di psicologi da me formati alla teoria della nascita ed insieme è sorta “Soave Sia il Vento”, centro di studio, formazione e attività clinica di psicologia e psicoterapia.

In questi anni ci siamo dedicati alle diverse attività mettendo sempre al centro il rapporto umano e la comprensione delle dinamiche che ne impediscono la realizzazione, e proponendo la possibilità di ritrovare la realtà libidica della nascita, che permette il cambiamento e la trasformazione.

Fondamentale è la teoria che ci ha guidato, per questo da anni ogni settimana ci incontriamo per studiarla, approfondirla ed elaborarla, costruendo una base comune di comprensione ed interpretazione delle dinamiche affettive sottendenti il disagio, il disturbo, la difesa, la patologia.

Su questo abbiamo fondato i nostri percorsi formativi, la supervisione settimanale sui casi clinici, l’attività psicologica e psicoterapica, individuale e di gruppo. Nell’arco del tempo gli originali tre gruppi di psicoterapia sono confluiti, come evoluzione trasformativa, in un unico omogeneo gruppo allargato che si incontra una volta la settimana.

Nata come trasformazione creativa degli incontri di studio e approfondimento sulla teoria, si è pian piano sviluppata l’esigenza e l’espressione di un mondo affettivo che si manifestava nei discorsi, nei pensieri, nei sogni. Ha preso dunque avvio la “Ricerca della nascita”. Cioè la possibilità di cercare e trovare nei sogni quelle immagini inconsce, silenziose, senza linguaggio articolato che rimandano all’ingresso nella luce, alla creazione di immagini vaghe, non descritte da strutture logiche del pensiero di un prima che ricreato è speranza e desiderio di future realtà libidiche, per continuare a realizzare trasformazioni e crescite.

Il ritrovamento della nascita presente in ogni sogno, che origina ogni sogno, come base vaga e solida, che riconosciuta può diventare la risposta di una verità di vita, di un desiderio di rapporto, di una realizzazione di sé contro il buio, il nero dell’istinto di morte.

La nascita, il bambino sano, la soddisfazione delle esigenze profonde, l’istinto di morte, le tre streghe, il rapporto che soddisfacendo il desiderio cura, realizza e trasforma l’essere, sono verità sostanziali che scoperte tanti anni fa hanno guidato e continuano a guidare il percorso mio e di tutti coloro che insieme operano all’interno di “Soave sia il vento” per continuare a diffondere, costruire, difendere un pensiero, una teoria che unica è in grado di far nascere quel nuovo così a lungo aspettato e, che oggi finalmente libero può esprimersi.

Tra qualche giorno al Salone del libro di Torino verrà presentato l’edizione in lingua inglese di “Istinto di morte e conoscenza”, Death instinct and knowledge”. E’ un avvenimento importante non solo perché la rilevanza di una tale vetrina permetterà di raggiungere un numero sempre più vasto di lettori, di persone interessate per l’opportunità di avvicinarsi a questo pensiero nuovo, ma specialmente per le conseguenze sottese alla diffusione ai paesi anglosassoni di una teoria, di un sapere così innovativo rispetto al sentire comune.

Innanzitutto la lingua. L’inglese è il linguaggio comune delle scienze. Dunque si dischiuderà l’opportunità, per un sapere così significativo e determinante finora misconosciuto in patria, di potersi finalmente manifestare al mondo scientifico intero. Di potersi misurare e confrontarsi con i tanti altri punti di vista portando il bagaglio di una teoria vera, validata da più di cinquant’anni di ricerca. Di parlare di una nascita sana e di una terapia che ne può permettere il recupero. Di un essere umano che dalla posizione capovolta, con gli occhi chiusi, possa rimettersi in piedi con gli occhi aperti. Di una scienza dell’uomo finalmente per l’uomo, per realizzarsi, per amare, per crescere.

Non è però soltanto un cambio di prospettiva, una rivoluzione in campo psicologico e psichiatrico ma è anche la nascita di un uomo diverso nel suo essere nel mondo.

L’umano che può soddisfare le proprie esigenze profonde in rapporti affettivi contrasta l’ideologia dei bisogni, dell’appropriazione dei beni materiali, di un’economia di mercato come unico metro per misurare la civiltà.

Questo testo che oggi viene presentato al mondo può dunque diventare la base solida per pensare ad un essere umano diverso che può percorrere strade diverse dal passato e creare una nuova politica che, pensando ad un uomo vero, possa realizzare quel mondo nuovo che dal baratro di un’umanità perduta aneliamo di raggiungere.

È qualcosa di apparentemente molto piccolo ed insignificante ma che in realtà può diventare il prologo ad una trasformazione dell’uomo, lungi da conquistare ma oggi sicuramente più vicina.

Un piccolo passo per un mondo che può cambiare.

Grazie Massimo.

 

Dott. Carlo Lazzerotti

[1]Parlo del professor Nicola Lalli che è stato poi il mio terapeuta e mi ha spinto a seguire la teoria proposta da Massimo Fagioli e a partecipare all’analisi collettiva che allora si svolgeva presso l’Unità esterna di Psichiatria in via di Villa Massimo.

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