Separarsi è ricordare.
Prima, durante, dopo. Passato, presente, futuro.
Pagina dopo pagina, la vita degli esseri umani è costellata e caratterizzata da momenti di passaggio che tassello dopo tassello, realizzano la vita. Quando i pazienti raccontano la loro storia, notiamo che parlano di un’infinita successione di “poi”. “Ho frequentato la scuola, POI mi sono trasferito, POI mi sono fidanzato. POI sono partito, POI ho trovato lavoro”. Eventi e passaggi che raccontano il percorso di crescita di ognuno. Parliamo di separazioni, gli atti più importanti della vita che permettono le trasformazioni dell’essere umano.
La possibilità di crescere e trasformarsi però non è semplicemente legata ai cambiamenti concreti e ai distacchi fisici.
Ma alla capacità di separarsi affettivamente da ciò che abbiamo vissuto. Le separazioni infatti possono essere realizzate in modo valido solo se accompagnate dal ricordo. Una capacità di ricordare che non ha nulla a che fare con una buona memoria e con la registrazione di fatti o dettagli, ma che parla di una capacità interna, del tutto umana, di creare immagini dentro di noi. Nel momento in cui abbiamo esperienza di un rapporto vero e reale, che ci soddisfa e ci riempie, quella soddisfazione permette di creare dentro di noi un ricordo, non concreto e semplicemente mnestico, ma affettivo. Il ricordo di noi bambini sul triciclo, ad esempio, è legato al ricordo dell’affetto che abbiamo provato in compagnia di chi quel triciclo ce l’ha regalato. Di chi ci ha spronato a spingere con forza per farlo muovere, di chi ha applaudito contento ai primi centimetri fatti.
Alla scomparsa del triciclo, ormai troppo piccolo, sarà l’immagine di noi validi e pieni in quella situazione già vissuta, in quei momenti, in quei rapporti che ci permetterà di salire sulla bicicletta con speranza, desiderio e certezza che anche quel nuovo strumento sarà veicolo di nuove possibilità. La possibilità di scoprirsi ancora una volta in grado di imparare, crescere e realizzarsi.