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Nell’ultimo periodo i pazienti ci hanno raccontato sempre di più di momenti di tristezza profonda, stati di ansia molto forte, preoccupazione costante per il futuro e difficoltà di tollerare questo senso di incertezza. Uno scenario che possiamo comprendere come risposta di una realtà psichica alla realtà materiale legata all’emergenza Covid-19.

Sembra che tutto quello che prima caratterizzava la vita non ci sia più, sia scomparso, si sia rovinato, sia diventato spento, secco e fragile come le foglie in autunno che, persa la loro funzione, si staccano e cadono. Così come le attività chiudono, gli uffici si svuotano, gli amici si allontanano. Eppure nell’autunno, tra le foglie secche e gli alberi spogli, possiamo ancora intravedere la vita, il movimento, il dinamismo di una natura che si trasforma per proteggersi dall’inverno che sta per arrivare, non per smettere di vivere ma, al contrario, per continuare a farlo in primavera.

I vissuti dei nostri pazienti che sono diventati più complessi e sofferenti.

Parlano proprio di questo, della difficoltà di mantenere accesa dentro di loro la vitalità, il movimento, la possibilità senza che si spenga o si intacchi a causa di una realtà esterna che cambia rapidamente in peggio, che fa seccare e cadere le foglie, fa arrivare l’inverno e credere che non possa arrivare la primavera.

Il nostro compito è invece aiutarli a sentire dentro di loro qualcosa che c’è ma non si vede, una vitalità che continua ad esserci e che può continuare a crescere anche se l’esterno appare scoraggiante e negativo, come la natura in autunno che non si blocca ma continua a vivere per esprimersi in tutta la sua bellezza in primavera.

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